Nel mio recente viaggio in Svezia ho avuto il piacere di trascorrere qualche ora nel bellissimo museo dell’aviazione militare svedese a Linköping, il Flygvapenmuseum.
Consigliato caldamente da amici italo/svedesi, non mi sono fatto pregare due volte e così, a bordo di una comodissima Volvo V50, io e una coppia di amici di Vicenza, assieme alla loro figlioletta, ci siamo recati alla base aerea di Malmen a pochi chilometri di distanza dalla cittadina di Norrköping dove eravamo ospiti.
L’arrivo in città si rileva subito interessante; a lato dell’autostrada ci sono diversi piloni con in cima degli aerei Saab, tipo il JAS39 Gripen o il velivolo di trasporto civile Saab 340, ricordando a tutti che qui sorgono gli importanti stabilimenti aeronautici della Saab Aviation.
Appena entrati la prima sorpresa: il costo del biglietto è di 50 corone svedesi, circa 5,50€ per gli adulti mentre per i bambini e ragazzi sotto i 19 anni l’ingresso è gratuito. Prezzo assolutamente irrisorio, specialmente considerando di aver passato almeno quattro ore tra i vari aerei e l’immancabile ristorante interno.
Il museo si presenta certamente grande e moderno, diviso in tre parti ben distinte sia come struttura che come tema trattato.
Nella prima parte del museo sono presenti tutti gli aerei utilizzati dall’aviazione svedese dalla nascita dell’aeronautica fino al modernissimo Gripen.
Nella seconda troviamo invece una mostra particolare dell’aviazione svedese e di altri stati durante i terribili anni della guerra fredda (la Svezia è fisicamente a metà strada tra l’ex URSS e gli Stati Uniti).
La terza sezione è dedicata al relitto di DC3 recuperato in mare a seguito dell’abbattimento da parte di un Mig-15 russo nel 1952.
Si parte subito dalla parte sinistra del museo: entrare in quest’area è come tornare indietro di 100 anni, perché sono esposti i primi aerei costruiti agli albori dell’aeronautica svedese.
Troviamo aerei tipo il M1-Nieuport acquistato dalla Francia nel 1912 e il B1-Brequet dello stesso anno, rigorosamente con le ali in tela e struttura in legno con tiranti in metallo; il vederli fa pensare a chi questi aerei li pilotava e al loro coraggio.
Questi preziosi aerei sono tutti appoggiati a terra e hanno un blando cordone di sicurezza per evitare di toccarli, anche se, a essere sincero, le parti alte delle ali si potevano benissimo vedere e toccare così come era possibile vedere nei dettagli il motore.
La sensazione di leggerezza e di estrema delicatezza che ho provato nel “tastare” le varie parti delle ali mi fa pensare a quanto erano temerari i primi piloti di un secolo fa’, veri e propri pionieri che per passione e spirito militare rischiavano la loro vita in nome della scienza e della difesa del proprio paese.
Girare tra queste meraviglie perfettamente restaurate è semplicemente bello, ma le sorprese continuano con gli aerei degli anni 30-40, dove al posto del legno e tela si passa a strutture complete in metallo. In quasi tutti si riesce ancora a sentire l’odore di carburante e olio presente nei motori.
Questi aerei però non hanno nessuna protezione da parte del visitatore, per cui si possono toccare, vedere com’erano rivettate le singole parti o semplicemente passarci sotto, per scoprire, con inquadrature inusuali, queste meravigliose macchine volanti.
La collezione si compone di moltissimi aerei provenienti da tutte le parti del mondo; si trovano ad esempio gli italiani Caproni e Fiat assieme ai Fokker olandesi, passando dai tedeschi Heinkel e Junkers, più ovviamente diversi modelli di produzione Saab.
La visita continua con gli aerei della seconda guerra mondiale fino ai caccia dei giorni nostri. Menzione particolare al bellissimo P51 Mustang americano nella sua classica “tenuta” grigio metallo.
Scenografico è invece vedere un italianissimo Reggiane Re 2000 Falco diviso in due: tutto il lato sinistro della fusoliera è in plexiglas, dove è possibile vederne l’intera struttura portante, la cabina di pilotaggio e tutti i cavi di tiraggio e comando che vanno nella parte finale dell’aereo.
Oltre agli aerei veri e propri, ci sono molte vetrine con attrezzatura ed equipaggiamenti utilizzati nelle varie epoche assieme a grandi cartelloni con scritte tutte svedesi (perdonatemi ma per il momento il mio svedese è in pratica nullo!).
Interessante, nell’ultima parte di questo padiglione, vedere un motore JT8D utilizzato sugli MD80 che, da come è posizionato sul suo piedistallo, offre la possibilità di infilarcisi dentro dalla parte posteriore!!! Non ho capito come mai questo motore sia in esposizione e quale aereo militare l’aveva in dotazione, però vederselo davanti senza la copertura classica è veramente affascinante!
Alla fine della visita di questo padiglione, c’era una curiosa sala con l’esposizione, in ordine storico, di seggiolini eiettabili. Partendo dai semplicissimi sedili di legno e stoffa, senza nessuna cintura o altro tipo di sicurezza, pian piano si va avanti con gli anni e i sedili incominciano a essere più tecnologici, con l’introduzione di manovelle per sollevare il sedile di qualche centimetro fino ad arrivare ai sedili eiettabili di oggi con cariche esplosive per permettere l’espulsione del pilota. Sullo sfondo scuro ci sono due proiettori con immagini riguardanti test e prove reali di utilizzo dei seggiolini eiettabili. E’ veramente terribile pensare di avere una pressione sul corpo uguale alla velocità dell’aereo in pochi nanosecondi, ma grazie alle tecnologie di oggi un pilota sopravvive tranquillamente.
Un’altra sorpresa è la zona dei giochi per bambini presente su una grande terrazza, caratterizzata da angoli dove giocare con i famosi Lego, oppure disegnare su un tavolone pieno zeppo di colori e fogli. Ci sono anche dei veri e propri piccoli esperimenti dove i bambini possono cimentarsi a usare il tappeto volante o far volare un aeroplano in un semplicissimo simulatore.
Per me, ormai assiduo frequentatore di musei e locali svedesi, è normale vedere un’area di gioco per i bimbi, ma la cosa che mi ha fatto piacere era l’animatore che ha preso tutti i bambini e gli ha traghettati in giro per il museo a vedere gli aerei spiegando come volano e le loro caratteristiche.
Sempre in questa zona c’è uno dei pezzi forti del museo: il simulatore del JAS39 Gripen. Purtroppo, vista la coda (è a pagamento, circa 10 euro per almeno 20 minuti di simulazione), ho dovuto desistere ma è veramente ben fatto. Si caratterizza da 3 mega-schermi frontali con una riproduzione fedele della cabina di pilotaggio e di tutti i comandi e luci. A fianco c’è sempre un addetto che spiega come districarsi tra le centinaia di bottoni e comandi, e aiuta il pilota a non far schiantare il povero aereo al suolo….
Prima di passare alla seconda grande esposizione c’è una grossa sala interessante; qui troviamo diversi giochi ed esperimenti che i piccoli e grandi possono fare, come getti di aria dal pavimento dove far volare dei piccoli modellini di carta, una galleria del vento dove provare diversi profili alari, per arrivare a un muro dove bisogna indovinare a quale aereo corrisponde il rumore di motore che si sente.
In questa sala mi sono concentrato sul simulatore del traffico aereo. Ci si trova davanti a una plancia con i vari aerei da gestire e, spostando solo il numero del volo tra le varie sezioni, si ordinavano agli aerei le operazioni che devono compiere. Ancora adesso non ho capito se il simulatore mi parlava in svedese o inglese, tant’è che due aerei sono rimasti in attesa di decollare e non sapevo come dare l’ok per il take-off. Che vergogna, sono un controllore mancato…..
Anche la seconda parte del museo è veramente bella e interessante, caratterizzata da un grande hangar abbastanza buio. Grazie all’uso perfetto dei fari sono esposti in modo scenografico diversi aerei ed elicotteri dal 1950 al 1990 sia a terra che appesi al soffitto.
Quest’area espositiva è incentrata sugli anni che vanno dalla seconda guerra mondiale fino alla caduta del muro di Berlino, dove gli svedesi hanno vissuto periodi di paura a causa della tensione tra i russi e gli americani.
La visita parte da un favoloso Catalina in condizioni perfette. Personalmente ho perso almeno 10 minuti ad ammirarlo in lungo e largo, tanto mi piace questo aereo!
Si continua poi con quattro zone chiuse ben distinte dove vengono rappresentati i periodi degli anni 1950-1960-1970-1980.
L’ingresso in ognuno di questi padiglioni è unico e particolare perché si entra in una casa svedese di quell’epoca con tanto di cucina e soggiorno completi di mobili, vestiti e arredamento. Se si aprono le ante dei vari mobili si trovano latte di cibi dell’epoca, attrezzi, documenti vari assieme ed elettrodomestici. Veramente curato in ogni dettaglio!
Assieme alla ricostruzione della casa ci sono diversi pannelli informativi colorati completi di schemi, mappe e video di eventi storici del periodo.
Anche qui, non conoscendo lo svedese, posso solo intuire quello che era descritto su questi grandi pannelli ma mi ha fatto piacere scoprire delle “buche da lettere” dove all’interno vi erano dei fogli plastificati con la traduzione in inglese completo di figure: un’attenzione particolare e apprezzata per i visitatori che non parlano la loro lingua.
La terza parte del museo è dedicata alla tragedia del DC3 militare abbattuto dai russi nel 1952.
In breve, un Dakota militare con a bordo 8 persone tra piloti e marconisti, decollò dall’aeroporto di Stoccolma Bromma diretto sul Mar Baltico, con l’obiettivo di effettuare operazioni di raccolta informazioni radio. Venne, ahimè, abbattuto con una scarica di mitragliatrice da un Mig-15 sovietico che l’aveva intercettato.
Subito i Russi affermarono di non essere coinvolti, ma nel 1956 l’allora leader sovietico Nikita Krusciov ammise al primo ministro svedese Tage Erlander di aver dato l’ordine di abbattere l’aereo. Solo nel 1991 i Russi riconobbero pubblicamente le loro colpe.
Nel seminterrato vicino all’ingresso si trova una grossa sala buia con al centro il relitto recuperato nel 2004 nel Mar Baltico.
Il relitto è, in pratica, un groviglio di lamiere, a causa dei fori della mitragliatrice e per il forte impatto con l’acqua. Ciononostante, si riconoscono molto bene sia i lineamenti che le varie parti.
Le singole parti dell’aereo sono state pulite da alghe e molluschi depositati in circa quarant’anni di permanenza a 130 metri circa e tutto il relitto è protetto da una spessa vetrata, probabilmente con un clima controllato che evita la formazione di ruggine sulle parti metalliche.
Attorno al relitto si trovano delle teche con gli indumenti dell’equipaggiamento, le mappe, le checklist e i diversi apparecchi radio utilizzati a bordo, il tutto ancora in apparente buon stato.
A fianco ci sono diverse stanze, dove vengono ricordate le persone dell’equipaggio assieme alla ricostruzione della dinamica dell’abbattimento con l’aiuto di video e mappe interattive.
Qui, come per il famoso museo Vasa di Stoccolma, apprezzo ancora una volta come gli svedesi realizzino un museo attorno ad un evento tragico e drammatico come questo, per ricordare le persone dell’equipaggio cadute e per far chiarezza sulla vicenda tramite studi ed analisi dell’epoca.
Alla fine del museo c’è l’onnipresente ristorante e caffetteria dove ho gustato una buonissima zuppa di gamberetti con aneto e il classico caffè svedese di fine pasto.
Ma le sorprese non finiscono qui: fuori dal ristorante all’aperto molti bambini si divertono con dei piccoli aeroplani di legno a pedali, girovagando tra i piccoli hangar e una torre di controllo appositamente costruiti.
Gli “aeroplanini” riproducono alcuni modelli di aereo in dotazione alle forze svedesi e sono completi di cloche per controllarne il ruotino posteriore, della riproduzione del quadrante con gli strumenti e di scarichi dei motori nella parte anteriore. Lo ammetto, in testa avevo pensato a un piccolo motore con l’elica che gira…
Anche qui l’attenzione degli svedesi ai bambini e alle famiglie è massima, bisognerebbe prenderli come esempio…
Sicuramente in futuro ritornerò in questo bellissimo museo anche per vedere la grande e fornitissima biblioteca interna, oltre ai modelli esposti all’esterno del museo.
Un museo grande con tantissimi aerei antichi e recenti in ottimo stato, un’organizzazione perfetta, un’attenzione maniacale ai contenuti e soprattutto un occhio di riguardo nei confronti delle famiglie con bambini.
Per concludere, ho anche scoperto che hanno vinto il premio come migliore museo svedese del 2011 e direi che se lo meritano tutto!
I miei complimenti!!!
GALLERIA FOTOGRAFICA
L’ingresso del Flygvapenmuseum
La biglietteria con un piccolo negozio di gadget e modellismo.
Al pannello rosso/grigio sulla sinistra tramite delle cuffie si possono sentire i rumori dei vari aerei svedesi
Il Thulig G, idrovolante a doppia ala del 1917.
Una piccola panoramica
Uno dei 161 aerei J26 – North American P-51D Mustang usati dagli svedesi, come vedete per tantissimi aerei non ci sono protezioni attorno all’aereo.
Particolare del muso con i dettagli dei rivetti e delle viti.
Un B18 – Saab 18 del 1942 in restaurazione.
Il biplano austriaco J1 – Phonix 122 D.II del 1926.
Una delle numerose esposizioni di attrezzatura e vestiario dell’epoca.
Uno dei due J20 – Reggiane Re 2000 Falco 1 del 1939 esistenti al mondo, bello la fusoliera trasparente per la visione della struttura interna.
Il bombardiere B3 – Junkers JU86 K acquistato dalla Germania nel 1936, sollevato da terra.
Un’altro aereo italiano, il J11 – Fiat C.R.42, da quanto ho capito è l’ultimo biplano utilizzato dall’aviazione svedese.
Questo è uno dei due modelli completi presenti al mondo.
Un’altro aereo italiano, il J11 – Fiat C.R.42, da quanto ho capito è l’ultimo biplano utilizzato dall’aviazione svedese.
Questo è uno dei due modelli completi presenti al mondo.
Ancora un’italiano, un bombardiere/ricognitore bimotore B16 – Caproni Ca 313.
Questo è una replica costruita a partire da diversi elementi originali. Al mondo non ci sono dei Ca 313 sopravvisuti.
L’aereo è un modello sperimentale al 30% progenitore del Saab 35 Draken.
Un Boeing Bertol 44A dalla stranissima forma a banana utilizzato dalla marina svedese per operazioni di recupero in mare, sminamento e operazioni anti-sottomarino. Si puo’ entrare al suo interno dalla porta anteriore e percorrerlo per intero uscendo da quella posteriore.
La sala con l’esposizione dei sedili iettabili, qui i primi modelli in legno e stoffa, in fondo quelli con le manovelle per sollevare il sedile…..mamma mia…..
Qui i sedili iettabili piu’ recenti, anche se dall’aspetto direi che tanto recenti non sono.
L’area per i bambini dedicato al gioco del Lego.
Vista della zona riservata ai bambini e alle famiglie, con piccoli esperimenti e il tavolone per disegnare.
Sullo sfondo dietro al pannello nero il simulatore del Jas39 Gripen
L’interno del simulatore Saab Jas39 Gripen.
Purtroppo non ho fatto una foto, questa è per testimonianza ed è di Mr. Love Oborn (copyright)
Il secondo padiglione dedicato agli eventi dal 1950 al 1990, una panoramica.
In alto a destra un de Havilland Vampire, in fondo un Mig-15 (unico aereo non usato dall’aviazione svedese ma è un’eccezione del museo visto il dramma del DC3 abbattuto), uno Spitfire PR Mk XIX usato equipaggiato con tre fotocamere per la ricognizione aerea.
A terra il TP-47 Catalina.
All’ingresso di questo padiglione, su una piattaforma rialzata, c’è questo Saab 32 Lansen sollevato di poco da terra.
Veniva utilizzato per operazioni di ricognizione fotografica ed era dotato di avanzati sistemi elettronici e radar.
A sinistra il caccia Saab 37 Viggen e alla destra l’elicottero anti-tanker HKP-9.
Una foto ricordo davanti al bellissimo e maestoso TP-47 Catalina, perfetto in ogni dettaglio!!!
Era uno dei tre acquistati dalle forse aeree canadesi e non armato, veniva usato per operazioni di ricerca e recupero.
E’ stato utilizzato nel tentativo di individuare i superstiti del DC3 abbattuto nel 1952.
Un particolare del muso, mi fa impazzire questo aereo!!!!!
Piccola area con esposte macchine fotografiche e sistemi utilizzati su diversi aerei per la ricognizione aerea.
Uno dei numerosi pannello informativi disseminati attorno agli aerei, qui in particolare era dedicato alla guerra fredda.
Qui una ricostruzone di una casa del 1990.
Il Boeing Vertol 107 della marina svedese a doppio rotore.
Il relitto del DC-3 TP 79001 abbattuto nel 1952, l’aereo è rinchiuso da una spessa vetrata e appoggiato su una pedana rialzata.
A sinistra una delle teche con le attrezzature e i vestiti recuperati dal relitto.
Particolare del muso e del motore destro, l’impatto con l’acqua dev’essere stato terribile.
La fiancata sinistra è completamente distrutta dai colpi di mitragliatici. L’ala sinistra era staccata dal resto dell’aereo.
Si possono vedere i dettagli della cabina e la cloche per muovere il ruotino posteriore.
Indossate gli occhialini di protezione, schiacciate un tasto e mettetevi dietro al rotore!