Solo uno un po’ fuori di testa potrebbe pianificare un viaggio, in macchina, tra i maggiori aeroporti europei per fotografare. Nell’ordine: Zurigo, Francoforte, Düsseldorf, Amsterdam e Bruxelles.
L’idea mi è venuta per poter condensare in pochi giorni quello che uno spotter spera di vedere durante i mesi invernali, quando, con le mani attaccate al camino per scaldarsi, la mente inizia a progettare.
Tre amici su una Opel Astra che si fanno più di duemila km a cavallo del ponte della festività del 2 Giugno, tre matti che inseguono una sorta di idea malsana, quella dello spotting aeronautico. Ma soprattutto, un viaggio in macchina stile “Tre uomini e una gamba” di Aldo, Giovanni e Giacomo.
Dopo l’arrivo di Ricardo dalla Svezia la sera prima, partiamo venerdì 29 Maggio da Cassano Magnago alla volta della Svizzera, piu precisamente all’Aeroporto di Zurigo – Kloten, già ampiamente visitato proprio per la sua vicinanza. Eppure sembra che non ci si stanchi mai, forse perché il traffico aereo è un po’ diverso da quello abituale di Malpensa, forse perché è l’aeroporto più spotter-friendly che conosciamo o forse perché ad accoglierci c’è il dirigibile della Edelweiss per festeggiare i 20 anni della compagnia elvetica che volteggia sull’aeroporto proprio mentre arriviamo. Nelle due ore di permanenza vediamo un susseguirsi di decolli mozzafiato dal classico spotting-point Heli-grill: dagli A320 di Swiss all’A380 di Singapore Airlines, passando dal B777 di Thai e Cathay Pacific fino agli ormai prossimi alla pensione A340, sempre di Swiss.
Poco sopra ho fatto accenno al film, campione d’incassi, del trio comico. Ebbene, per il nostro viaggio il titolo potrebbe diventare “Tre uomini e una moka”. Il motivo? Già dalla pianificazione mi era balzata l’idea di portare un fornellino e una moka, giusto per avere con noi un pizzico di Italia. Ogni tanto ci si guardava in faccia e ci si diceva: caffè? Detto fatto, in ogni aeroporto visitato abbiamo “brindato” con la bevanda scura! E anche a Zurigo, prima di ripartire alla volta di Francoforte, un “cafferino” ci ha aiutato a digerire il consueto panino di McDonalds da 17 euro, molto caro ma allo stesso tempo molto economico rispetto a pranzare in città, per via del cambio sfavorevole Franco Svizzero – Euro.
Arriviamo a Francoforte dopo aver attraversato anche un bel temporale, che ci faceva presagire foto con nuvole d’acqua sollevate dagli aeroplani. Invece, arrivati ad uno degli spotting point ufficiali sul lato sinistro della pista usata per i decolli verso sud, la 18, con tanto di tribuna, un bel tramonto con una luce incantevole ci ha aiutato a immortalare, ad esempio, Il B787 Dreamliner LAN Chile, l’A330 di Namibia o il classico A340 di South African Airways, in decollo verso Johannesburg. Non ci accorgiamo nemmeno che sono già le 21, e decollato quest’ultimo quadrimotore decolliamo anche noi verso Morfelden dove ceniamo con una bella Weiss Bier e una schnitzer in un buonissimo ristorante già visitato e molto apprezzato nelle nostre precedenti visite a, come noi ormai diciamo soltanto, Am Main (senza Frankfurt).
Il giorno successivo lo dedichiamo interamente a Francoforte e all’incredibile quantità di velivoli che ogni giorno partono e arrivano. Prima andiamo al famoso punto sopra l’autostrada dopo una breve passeggiata nel bosco, da dove vediamo gli atterraggi sulle piste 25C – 25R. Iniziano gli arrivi pesanti con l’A380 di Singapore Airlines, quello, anzi quelli, di Lufthansa, che però dispone anche dei più recenti B747-8I come quello in livrea retrò, in arrivo dal Nord America e dall’Asia. E’ un susseguirsi di atterraggi, tanti dei quali sono wide-bodies, a conferma del fatto che Francoforte è un aeroporto molto importante in Europa. Tra un atterraggio e l’altro, arriva anche un biz della BundesRepublik, che magari aveva come passeggera la Cancelliera Angela Merkel, visto il corteo di auto scure che stazionavano sottobordo.
Ci spostiamo,e in questo l’avere un mezzo proprio qui Francoforte è l’ideale, verso il punto della sera precedente, dove decolla circa il 75 % degli aerei in partenza. La tribuna è piena, anche perchè è sabato, e compaiono anche “colleghi” olandesi dotati di attrezzature di prim’ordine, compreso un 500mm di Canon. Riusciamo a vedere per ben due volte il nuovo A350-900 di Qatar Airways, unico operatore ad averlo, per ora. Devo dire che a prima vista è molto proporzionato e oltre ad avere delle bellissime winglet arcate risulta molto aggressivo con la “mascherina” tipo Zorro dipinta sui finestrini della cabina di pilotaggio.
L’aver fatto un’abbondante colazione in hotel ci permette di rimanere sulla tribuna fino al decollo serale del B787 di Lan Chile, molto filante nella sua colorazione bianca-blu. Ripartiamo lasciando a malincuore l’aeroporto tedesco, portandoci più a nord: Düsseldorf. Arriviamo nella quinta città della Germania per importanza verso mezzanotte, dopo circa 250 km di viaggio sulle autobahn tedesche.
La mattina dopo andiamo a visitare per la prima volta questo aeroporto. Devo dire che, pur avendo una sola pista in uso (ne ha due parallele, ma nelle due ore in cui abbiamo visto i movimenti, non è decollato, ne’ atterrato nessun aereo), i movimenti sono frequenti anche se non tanto vari. E’ un piccolo hub per AirBerlin e della stessa Lufthansa, con anche degli A330 e A340 basati in quell’aeroporto.
Ci colpisce molto il memoriale al piano rialzato dell’aeroporto che è rimasto della strage del volo Germanwings, la cui destinazione finale era proprio Düsseldorf. Su un tavolino era presente un libro dove di poteva scrivere un ricordo e su due cartelloni vicini erano appesi bigliettini con parole e dediche alle vittime di questo tragico e “folle” incidente.
Saliamo al secondo piano da dove si può accedere alla terrazza, pagando 2,20 Euro e passando i controlli di rito. Quello che colpisce subito è la posizione strategica della stessa, posta in centro tra i terminal e in posizione dominante rispetto agli aerei parcheggiati ai finger. Come dicevamo, la varietà lascia un po’ a desiderare, ma, nondimeno, ammiriamo il decollo del B767 American Airlines o gli A330 di Air Berlin per destinazioni esotiche. In mezzo a tanti aerei di linea, fa capolino anche un piccolo Learjet 60XR marche D-CURE dell’ADAC, l’Automobile Club tedesco nel classico colore giallo canarino, che parte da metà pista passando davanti agli altri in attesa del proprio decollo, probabilmente per qualche emergenza.
Ci concediamo anche un bel selfie davanti ad un nostro adesivo (siamo venuti per controllare se ci fosse ancora!) prima di riprendere il viaggio alla volta di Amsterdam. Interessante la monorotaia appesa che fa la spola tra i terminal, così come ci è piaciuto tutto l’interno dell’aeroporto, moderno, ordinato e luminoso. Nonostante possa sembrare un aeroporto “piccolo”, secondo i dati del 2014 in questo scalo tedesco sono passati quasi 22 milioni di persone, 3 milioni in più di Malpensa…..
Durante i 250 km che ci separano dalla capitale olandese, ci fermiamo in un piccolo paesino della sterminata campagna di questa parte d’Europa, immergendoci, nostro malgrado, in un mercatino locale. Siccome non abbiamo con noi esponenti del gentil sesso, che sicuramente sarebbero state incuriosite dalle bancherelle, ci riportiamo verso l’auto, che ci fa da tavolino per….. una moka di caffè, guardacaso!
La pioggia ci accompagna fino alla Polderbaan, la pista più distante dal terminal delle sei dell’Aeroporto di Schiphol. Nonostante il meteo avverso le auto sono numerose nel parcheggio dello spotting point e molti sono intenti a fare spotting. Ecco, se dovessi dare un prezioso consiglio, direi che per esercitare la propria passione in Europa sarebbe utile avere un buon contratto telefonico che consenta anche la connessione dati all’estero a prezzo modico, utilissima per sorvegliare Flightradar24 e non uscire dall’auto per fotografare qualche easyJet ad esempio.
Ci fermiamo qui, anche per vedere gli atterraggi che si susseguono, con l’arrivo di un 747 AirBridge Cargo che, grazie ai quattro reverse a piena potenza, asciuga completamente la pista alzando una quantità incredibile di acqua. A riprova di ciò, il B777 KLM in livrea SkyTeam atterrato subito dopo aveva la pista asciutta….
Aspettiamo ancora prima di fiondarci, ormai inzuppati, ad un altro spotting point ufficiale di Amsterdam: il McDonald’s accanto alla pista 27. Da qui vediamo altri atterraggi e, come già avevamo visto, all’interno si trovano tre monitor con i movimenti degli aerei in arrivo, tratti dal sito casperflights.com. Tra un hamburger e una chiacchierata, ci riposiamo e ci riscaldiamo un pò, nonostante sia fine maggio.
Cerchiamo, nel frattempo, anche una sistemazione per la notte, che troviamo nella vicina Aalsmeer, al Blue Mansion Hotel che consigliamo visto che il posto è veramente bello e inoltre si può spottare perché è posizionato in linea con il sentiero di salita della pista 18L. Una cena veloce a base di hamburger (questa volta home-made) e birra, poi tutti a dormire.
Il giorno dopo, il tempo sembra venirci incontro, concedendoci un pochino di sole ma con un bel vento sempre teso e decisamente fresco. Il navigatore ci aiuta ad arrivare all’altro lato della Polderbaan (18R-36L), in una piazzola dove non si può purtroppo parcheggiare. Lascio quindi l’auto lontano e percorro a piedi circa 1,5 km, accarezzando con la mente i campi che circondano questo pezzo d’Olanda. Qui anche le case sembrano disegnate, tanto sono ordinate e belle.
Inizia il delirio di arrivi da ogni parte del mondo, e tra una moka e l’altra, fotografiamo tutta la flotta KLM, compresi gli A330 con lo sticker dedicato ai 95 anni di attività della compagnia olandese e tutti i suoi aerei nella nuova livrea ondulata. Ma non mancano anche un B767 da Londra di British, moltissimi B767 e A330 di Delta, qualche B747 KLM sia passeggeri che cargo, l’ambitissimo A340-300 della Suriname e per due volte il nuovo B787 di Arke con lo sticker del 10° anno di attività.
Una macchina della polizia ci ha fatto compagnia poco distante per una mezz’ora abbondante proprio mentre stavamo preparando la seconda moka della mattinata. Alla fine se n’è andata quando è atterrato il solito B767 El Al da Tel Aviv….ma chissà se non fosse incuriosito dal nostro piccolo rituale…..
Ci rifocilliamo ancora una volta da McDonalds, che potrebbe essere uno sponsor delle nostre spottate, data la quantità di hamburger ingeriti ogni volta, e ci portiamo in testata pista 06. Da qui, con un teleobittivo potente, è possibile fare foto molto particolari con il muso dell’aereo illuminato alla perfezione e con l’aerostazione sullo sfondo, magari distorta dai gas di scarico dei motori. Le prede non mancano come non mancano anche situazioni strane, come ad esempio quella del 737 di KLM decollato con una evidente perdita di kerosene dall’ala destra, crediamo per un fuel dump dato dal troppo carico.
La presenza di canali d’acqua al posto di barriere e recinzioni, rende questo posto l’ideale per spottare senza dover entrare nel sedime aeroportuale. Ricordo, per contro, che Amsterdam Schiphol è dotato di 6 piste anche molto distanti tra di loro, e ciò rende problematico il raggiungimento dei vari spotting-point senza l’uso dell’auto, inoltre il continuo cambio della direzione del vento aggiunge ulteriore difficoltà a scegliere la pista desiderata, e qui viene senz’altro in aiuto utilizzare Flightradar24.
Non siamo venuti fin qui solo per spottare, ma visto che uno uno dei tre è un fanatico del modellismo aeronautico abbiamo fatto un salto qui vicino, a Aalsmeerderbrug, dove si trova uno dei maggiori negozi di modellismo in Europa: Aviation Megastore (sito). Anche se non siete collezionisti, un giro in un posto così ne vale la pena.
Svuotata la carta di credito si riparte, sulla via di casa. C’eravamo prefissati anche una velocissima visita all’Aeroporto di Bruxelles, ma, visto il meteo favorevole e la qualità del traffico, abbiamo preferito rinunciarci per rimanere più tempo ad Amsterdam. Passiamo la frontiera tra Olanda e Germania e veniamo fermati dalla Polizei tedesca, forse disorientata dalle nostre facce sconvolte. Veloce controllo dei documenti in un’area di sosta completamente piena di poliziotti, per poi riprendere l’autostrada senza problemi.
La goliardìa regna sovrana in auto, tanto che per spezzare la monotonia delle autobahn tedesche, ci divertiamo a dare dell’old-livery alle Volkswagen Passat modello vecchio, new-livery a quelle attualmente in vendita e retro-livery a quelle (poche) con più di due lustri sulle ruote…
Ci troviamo per cena a sostare nei pressi di Düsseldorf fermandoci senza volerlo sotto il sentiero di discesa dell’aeroporto. Ovviamente il caffè dopo-cena viene servito direttamente dal bagagliaio dell’Astra con spottata a ISO proibitivi sui numerosi atterraggi a DUS.
Ultima dormita in terra tedesca per poi puntare dritto verso l’Italia, non senza un ulteriore blocco alla frontiera Germania – Svizzera per controlli, questa volta approfonditi. Anche il gendarme svizzero si interessa ai modelli in scala 1:200 caricati nel baule, e ci lascia andare prima che il legittimo proprietario possa azzannare il malcapitato militare.
Arrivati a casa non prima di una veloce puntata a Orio per far rientrare lo svedese, il contachilometri dice 2418 km, con una media di 20km/lt. Non male per una cinque giorni tra risate, amici, fotografia, fegati spappolati e visite a bei posti del centro-Europa. Certo, in aereo si sarebbe fatto molto prima, ma come potevamo portare con noi nel bagaglio a mano una bombola di butano per la moka?