La breve avventura che mi accingo a raccontare, con uno stile puramente narrativo, testimonia come a volte una semplice idea, tanta buona volontà , poche risorse e, una buona dose di fortuna, possano essere sufficienti per vivere un’esperienza più unica che rara.
Tutto ha avuto inizio dalla semplice idea di andare a fare “spotting”, in giornata, presso un aeroporto europeo utilizzando, ovviamente il mezzo a noi più congeniale…….un Airbus A319.
Bruxeless “Zaventem” è stata la meta prescelta dopo svariate consultazioni e disquisizioni; ci interessava un aeroporto ampio, trafficato e rapidamente raggiungibile.
Per l’occasione, abbiamo prenotato per tempo un volo low-cost e pianificato nei minimi dettagli il percorso perimetrale , gli spotting points, l’utilizzo delle piste, il time table e persino un navigatore GPS programmato per i vari punti di osservazione.
Prima di partire amici e conoscenti sono rimasti piuttosto incuriositi da questa iniziativa…. … tuttavia alla fine dell’articolo capirete come realmente la fortuna aiuta gli audaci e, il coraggio e la fatica, a volte valgono davvero 2000 km di volo e una levataccia alle 5.00 del mattino.
Ciò che ora leggerete è, quindi, il “ trip report” di questa bellissima avventura lunga un giorno, che ho condiviso con gli amici e soci Ricardo e Fabio. Ci siamo ritrovati al T2 della Malpensa alle 5.30 del mattino per imbarcarci con il volo delle 6.45; da apprezzare il nostro Ricardo, giunto da Torino la sera prima che ha trascorso la notte in auto, cullato dalle turbine degli aerei in movimento.
Assonnati ma galvanizzati da questo particolare viaggio, siamo partiti in orario ed atterrati con ben 20 minuti di anticipo. Siamo sbarcati a Bruxelles alle 7.50 dopo un volo perfetto e lineare; purtroppo però il Belgio ci ha accolto nel peggiore dei modi. Pioggia battente, cielo coperto e scarsa visibilità, ci hanno pesantemente scoraggiato mentre dal T1 osservavamo il notevole traffico presente in questo spettacolare aeroporto.
L’interno dell’aerostazione ha subito catalizzato la nostra attenzione perchè ci è parso pulito, nuovo, ampio ; un mix di vetro, marmo ed acciaio , dalle forme smussate ed arrotondate; la luce fioca dei piazzali inoltre, dava ancora più risalto alle sagome degli aerei parcheggiati. Dopo una breve pausa caffè ci siamo accorti che inaspettatamente la pioggia battente era cessata ed un forte vento aveva iniziato a liberare i grossi cumuli lasciandoci intravedere il sole.
Rapidamente abbiamo lasciato il terminal per prendere un taxi e raggingere il primo spotting point; cioè la testata della pista 25R., richiesta che ha lasciato alquanto perplesso e stupito il tassista. Dopo pochi minuti ci siamo finalmente trovati pronti a familiarizzare con l’aeroporto ed il terreno circostante, intenti a sentire i motori dei tanti decolli ed atterraggi che stavano avvenendo.
Purtroppo il vento variabile, non ha favorito l’utilizzo della pista designata e ci siamo dovuti spostare a piedi verso la pista parallela a sud, cioè la 25L dove in lontananza potevamo scorgere i primi atterraggi. Dopo alcuni chilometri passati attraversando i tipici campi di orzo , abbiamo raggiunto la testata della pista 25L dove finalmente abbiamo potuto iniziare la nostra attività fotografica.
Qui abbiamo sostato in compagnia di altri spotters locali; la posizione era ottima, buono anche il traffico, anche se lo “spotting point” designato come migliore si trovava ancora lontano perchè verso la parte sud delle piste. Seguendo il navigatore ci siamo incamminati verso questo punto, particolarmente privilegiato, ma la fortuna non ci ha assistito perchè strada facendo abbiamo capito come in Belgio, la metereologia sia una scienza davvero imprevedibile.
Siamo passati dalla pioggia battente, alle raffiche di vento , al tiepido sole in pochissimi minuti. La location in questione, particolarmente nascosta tra la boscaglia a sud del perimetro, si trova in cima ad una collinetta di sabbia che domina uno dei punti d’ intersezione più trafficati dell’aeroporto. Qui abbiamo passato pochi minuti di pace prima che su di noi si abbattesse un vero acquazzone che ci ha costretto ad una mesta ritirata in un locale, per fare un rapido spuntino. Qui ci siamo ritrovati a fare il punto della situazione che, fino a quel momento non era stata per nulla a nostro favore; nubi minacciose, acqua e tanta strada da fare, ci avevano un pò disorientato, ma la voglia di scoprire altri scorci era ancora tanta.
Con nuova benzina in corpo ci siamo incamminati verso il terminal attraversando quartieri suggestivi e paesaggi a noi italiani inconsueti. Il forte vento ed il caldo sole hanno contribuito ad asciugare i nostri indumenti ancora fradici mentre raggiungevamo il terminal, dove abbiamo scovato un parcheggio situato in prossimità dell’aeroporto; il settimo piano ci ha regalato dei bellissimi scatti.
La giornata , a parte la stanchezza nelle gambe ed il clima poco favorevole, era trascorsa in maniera assolutamente piacevole; la bella compagnia, le ottime fotografie ci avevano già fatto gioire della nostra “scampagnata”, ma mancava qualche cosa che rendesse l’evento davvero speciale. Improvvisamente, tra uno scatto e l’altro, è comparso un uomo della security chiedendoci quale fosse il motivo della nostra presenza e cosa stessimo facendo lì. Le nostre attrezzature lasciavano ben poco spazio all’immaginazione così, senza dover dare troppe spiegazioni in merito, ci siamo ritrovati a conversare cordialmente con un agente della sicurezza, pronto a rispondere alle nostre domande in maniera esaustiva e ricca di particolari.
Ci ha fatto capire che in Belgio gli “spotters” sono rispettati e agevolati dalle autorità, nel loro intento di immortalare nei loro scatti gli aeromobili; si è complimentato con noi per la fatica di essere giunti sin dall’Italia per ammirare il loro aeroporto e, per premiarci, improvvisamente, ci ha indicato con la mano un timone ed una deriva riportante una bandiera americana piuttosto distanti. Con rara enfasi, prodigo di particolari, ci ha invitato ad incamminarci verso questo soggetto, per cogliere qualcosa che, avremmo capito solo in seguito, si sarebbe rivelato uno scatto strabiliante.
Bene, giunti al punto “X” , come in una caccia al tesoro, ci siamo immediatamente illuminati di fronte a tanta maestosità e bellezza; eravamo a meno di 100 metri dal Boeing 747 U.S. Air Force; uno dei simboli americani più riconosciuti al mondo, dopo la Casa Bianca. Davvero rarissimo da catturare al suolo, di norma circondato da strettissimi cordoni di sicurezza, era lì, di fronte a noi, parcheggiato su un piazzale ad esso dedicato. Come un’opera d’arte, si è lasciato fotografare con tutta calma; emozionati come non mai, ci siamo immortalati con la prestigiosa “preda” ed abbiamo prestato la massima attenzione a non fallire questi scatti unici.
Anche se pesantemente provati, il cammino di ritorno verso il terminal è stato “indolore”, motivati da questa opportunità tutta da raccontare; abbiamo raggiunto, in seguito un locale self -service posto al livello più elevato, le cui vetrate dominano alcuni piazzali. Nel locale tutto è in perfetto stile aeroportuale, con tanto di modellini appesi al soffitto; lì, seduti ad un tavolino, con una visuale che sovrastava le piste, ci siamo concessi degli scatti in tutta calma degustando una birra.
Dopo questa meritata siesta e, dopo aver fotografato anche l’interno dell’aeroporto, ci siamo imbarcati alle 21.00 per il volo di ritorno e ……….. poteva mancare un’ultima emozione ai nostri avventurosi viaggiatori? Tanto per cambiare ( il metereologo a Bruxelles penso sia una professione impossibile) un temporale di forte intensità si è abbattuto sull’aeroporto, costringendoci ad una lunga attesa di 20 minuti prima del push back, già imbarcati.
Come mia consuetudine ad ogni volo, ho consengnato all’AAVV un mio personale flight log da compilare con le informazioni sul volo e tutti i parametri dell’aeromobile; con somma gioia mi è tornato subito perfettamente compilato in ogni sua parte e commentato dal primo ufficiale con un laconico “have fun!” forse alludendo al temporale che era sopra di noi. Siamo poi decollati e rientrati in tutta tranquillità portando con noi una serie di ricordi di una giornata tanto breve quanto intensa. Ed ecco che, tutti coloro che sono rimasti perplessi all’inizio, per questa nostra iniziativa, hanno mostrato stupore e grande interesse nel sapere e nel vedere come si è svolta questa esperienza. Il commento più ricorrente ha riguardato la grande “fortuna” (vi risparmio il termine colorito che la rappresenta) di aver potuto fotografare l’illustre aereo americano; ma credo che, a volte, davvero la fortuna va cercata e premia chi persevera. Abbiamo affrontato vento, acqua, fango e tanti chilometri per portare a casa alcuni scatti storici. Tutto il resto, grazie alla splendida compagnia, ha rappresentato un piccolo viaggio alla scoperta di un nuovo paese, in tutte le sue sfumature paesaggistiche.
Con questo breve “trip report”, spero di aver stimolato la mente di qualche lettore, con l’intento di dimostrare che basta davvero poco per vivere una nuova esperienza e che spesso, bisogna vivere fino in fondo ogni situazione, nel bene o nel male; a volte pochi minuti valgono un’intera giornata e spesso essere fiduciosi e curiosi spinge a scoprire cose inimmaginabili.
Rivolgo a nome anche dei miei due compagni di viaggio Fabio e Ricardo, un grazie a quell’uomo di cui non conosco il nome , non ricordo più il volto ma del quale, sicuramente ricorderò sempre la disponibilità e gentilezza nel guidarci verso un’esperienza irripetibile per noi “spotters”. Sicuramente quest’avventura rimarrà per noi un ricordo indelebile e, si accompagnerà alla speranza di ripetere al più presto una gita, così fuori dagli schemi per la maggior parte delle persone ma, così densa di significato per coloro che condividono questa passione per gli aerei.